Trento, 8 novembre 2010
Il no dei Verdi a 23 anni dal referendum: l’Italia non sarà mai pronta
dal Trentino di
lunedì 8 novembre 2010
L’Italia non sarà mai pronta per il nucleare. Così la pensano i Verdi del Trentino che ieri all’hotel America, in contemporanea con le altre sezioni in tutta Italia, hanno voluto riprendere in mano la questione a 23 anni dal referendum, quando l’80% degli italiani andò alle urne per far chiudere i reattori.
«Diciamo no alle bugie dette dal governo - ha contestato Aldo Pompermaier - la più grossa sulle scorie. Vuole costruire un palazzo senza gli scarichi».
Alla conferenza stampa hanno partecipato Marco Boato, il referente comunale per le energie alternative Lucia Coppola e il professor Antonio Zecca.
«A differenza di 23 anni fa si parla solo a favore del nucleare in televisione - ha commentato Boato - e si vende purtroppo una figura come Umberto Veronesi che non sa nulla di nucleare».
Per Zecca l’Italia non è in grado di accogliere reattori nucleari: «Agenzie filonucleari - spiega - hanno confermato che il picco della disponibilità d’uranio si verificherà intorno al 2020, poi andrà in decrescendo. Mi chiedo: a parte i costi per la realizzazione dei reattori (8 miliardi), gli anni per edificarli (13) e i cambiamenti climatici che porteranno meno precipitazioni, basteranno dei rigagnoli per raffreddare le centrali? Per non parlare degli incidenti: non esistono reattori di 4ª o 5ª generazione, sono chiacchiere». |
Trento, 8 novembre 2010
«Il nucleare? Pericoloso, ma anche non conveniente»
A 23 anni dal referendum che sancì l’abbandono delle centrali,
i Verdi ribadiscono le ragioni del no.
Antonio Zecca, docente universitario:
costi enormi per costruire reattori che saranno pronti quando l’uranio inizierà a mancare
da l’Adige di lunedì 8 novembre 2010
«Si sta facendo passare il nucleare come la soluzione migliore per il nostro Paese ma è una gigantesca balla». A denunciare la situazione in Italia di un’informazione storpiata che viene fornita ai cittadini sul tema è il partito dei Verdi che, in occasione dei 23 anni dal successo del referendum abrogativo del 1987 che sancì l’abbandono del nucleare, anche a Trento ha deciso di informare i cittadini.
«Stiamo assistendo alla decisione - spiega Marco Boato - da parte di un governo di riavviare la costruzione di centrali nucleari senza che siano cambiate le obiezioni nate al tempo del referendum». Per i Verdi la decisione è in contrasto anche con molte analisi secondo cui non solo il nucleare è troppo costoso ma è anche rischioso per l’ambiente e la salute.
Presente all’incontro il professor Antonio Zecca esperto di tematiche ambientali, è professore alla facoltà di scienze dell’Università di Trento. «Ci sono degli aspetti - ha spiegato Zecca - che le persone farebbero bene a sapere. Per funzionare una centrale nucleare usa l’uranio e l’unico modo per estrarlo, in maniera conveniente, è dalle miniere. Ma gli studi confermano che attorno al 2020 ci sarà il picco di utilizzo massimo di uranio dopo inizierà a decrescere per tutti. In Italia si terminerà la costruzione delle centrali almeno tra 13 anni proprio quando decrescerà la disponibilità di uranio per farle funzionare». I reattori prodotti nel nostro Paese, oltre all’enorme costo di circa 32 miliardi di euro per quattro siti, rischiano quindi di non avere «la benzina» per funzionare e questo, di per sè, dovrebbe stroncare ogni possibile idea di ritorno al nucleare. «Dobbiamo anche ricordare che il raffreddamento - dice ancora Zecca - con la diminuzione delle precipitazioni e dei corsi d’acqua, non sarà così semplice e comporterà enormi rischi».
Oltre a tutto questo però ci sarebbero anche altre questioni irrisolte, fa osservare Antonio Zecca, che vanno dal non aver trovato nessuna soluzione per lo smaltimento delle scorie radioattive, la mancanza di una sicurezza totale per i reattori anche tecnologicamente avanzati fino al problema terrorismo. Le strade che ad oggi sono disponibili e che bisognerebbe seguire gradualmente sono due: l’efficienza energetica e le fonti alternative.
«L’efficienza - spiega Zecca - è la strada più facile, rapida ed indolore, stiamo parlando di un sistema che comporterebbe costi vicino allo zero, un costo kW/h basso dell’energia, una realizzazione fattibile in pochi anni con la massima sicurezza». Tre le richieste che il professore decide di rivolgere alle istituzioni: l’efficienza energetica negli edifici pubblici, maggiori controlli da parte delle autorità e infine sanzioni pesanti per chi non rispetta le regole.
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Trento, 8 novembre 2010
Piano 20 - 20 - 20
«COMUNE DI Trento,
piÙ fonti rinnovabili
meno consumi e CO2»
da l’Adige di
lunedì 8 novembre 2010
Ad occuparsi di energie rinnovali è anche il Comune di Trento come ha spiegato la consigliera dei Verdi Lucia Coppola durante il convegno contro l’introduzione del nucleare in Italia.
«Il Comune - ha spiegato - è impegnato a raggiungere per il 2020 gli obiettivi sintetizzati con la sigla «20-20-20», meno 20% di CO2, più 20% di energie rinnovabili e meno 20% di consumo energetico».
Si sta lavorando, ha spiegato, ad un programma di interventi di controllo sugli edifici privati con una squadra apposita che verifichi il buon funzionamento della caldaie visto che sono la causa del 40 % di emissioni CO2.
«Vogliamo anche intervenire - dice Coppola - per istallare pannelli solari e fotovoltaici negli edifici pubblici». Si pensa anche ad un coinvolgimento delle scuole con l’introduzione di una figura simile all’energy manager. |